sabato 29 novembre 2014

giovedì 20 novembre 2014

L' IMPRESA di ALESSANDRIA 19 dicembre 1941










Il bollettino di guerra n°585 del 8 gennaio ’42 riportava l’esito della missione con la seguente frase: “Nella notte del 18 dicembre, mezzi d’assalto della R, Marina, penetrati nel porto di Alessandria, attaccarono due navi da battaglia inglesi ivi ormeggiate. Ora soltanto si è avuto conferma che una nave da battaglia della classe Valiant rimase gravemente danneggiata e fu immessa in bacino dove trovasi tuttora.
Il successivo bollettino n° 586 del 9 gennaio così completava la notizia.
Nell’azione svolta da mezzi d’assalto della R. Marina nel porto di Alessandria, annunciata dal bollettino di ieri, è risultato per ulteriori precisi accertamenti che, oltre alla Valiant, fu danneggiata anche una seconda nave da battaglia del tipo Barham.”.
In tali modesti termini era annunciata una vittoria navale che non ha paragone con nessun’altra ottenuta durante la guerra, per la perfezione dell’esecuzione e per i suoi risultati strategici. Al prezzo di sei prigionieri, erano state affondate, oltre ad una grossa petroliera, due corazzate da 32.000 tonn., le ultime di cui gli inglesi disponessero nel Mediterraneo. Squarciate dall’esplosivo che gli arditi della Decima Flottiglia Mas avevano applicato di persona sotto alle loro carene, esse furono più tardi, con grande dispendio di energia e mezzi, ricuperate, rabberciate alla meglio e poi avviate in tranquilli arsenali lontani per essere riattate: ma non prestarono più alcun utile servizio in guerra e subito dopo la cessazione delle ostilità dovettero essere inviate alla demolizione.










La perdita della Valiant e della Qeen Elizabet, seguita a quelle dell’ Ark Royal e della Barham in Mediterraneo e quasi contemporanea alla distruzione del Repulse e della nuovissima Prince of Wales in Indonesia per opera degli aviatori giapponesi, (1)(10 dicembre 1941)… creò una crisi gravissima alla Marina inglese, superata molto tempo dopo e solo per l’intervento degli aiuti dell’America.
La situazione strategica mediterranea si capovolse: per la prima (e l’ultima) volta nel corso della guerra la Marina italiana si trovò in schiacciante superiorità, conseguendo il potere marittimo nel Mediterraneo; potè pertanto riprendere, praticamente indisturbata, il rifornimento dei suoi eserciti d’oltremare e compiere il trasporto in Libia dell’AFRIKA KORPS tedesco, il che permise di battere, alcuni mesi dopo, l’esercito inglese, ricacciandolo della Cirenaica.
E meglio si sarebbe potuto fare: la nostra superiorità navale in quel periodo fu tale, da permetere alle nostre forze armate di compiere un attacco diretto contro il perno della guerra mediterranea ( e forse non solo mediterranea) : Malta. Un corpo da sbarco trasportato da un convoglio protetto dall’intera flotta italiana, con le nostre corazzate contro nessuna degli inglesi, avrebbe eliminato quell’ostacolo nel cuore del Mediterraneo che tanto danno ci aveva procurato, e tantissimo ce ne doveva ancora infliggere. Si sarebbero così superate le difficoltà in cui da mesi si dibatteva la Marina per rifornire il nostro esercito d’Africa.
Data la sproporzione delle forze navali, l’operazione sarebbe certo riuscita, sia pure con perdite notevoli. Eliminata così la spina dal fianco delle nostre vie di comunicazione attraverso il Mediterraneo, l’occupazione dello Egitto non era più che una questione di tempo, con le incalcolabili conseguenze che tale avvenimento avrebbe prodotto.
La responsabilità di questa occasione mancata ricade, a mio parere, sullo Stato Maggiore Generale italiano, e più ancora sul Quartiere Generale tedesco che, negandoci la nafta e gli aerei necessari, “dimostrò ancora una volta la sua sottovalutazione del potere marittimo nella condotta generale della guerra ed in particolare dell’importanza del Mediterraneo nel quadro generale di tutto il conflitto” 1( Dalla relazione dell’ammiraglio Weichol, ufficiale tedesco di collegamento presso Supermarina, presentata dopo la guerra agli angloamericani.).




La grande vittoria di Alessandria fu quindi solo parzialmente sfruttata : si lasciò tempo al nemico di far affluire in Mediterraneo rinforzi navali ed aerei, tanto che qualche mese dopo la situazione era nuovamente capovolta a nostro svantaggio; e andò sempre peggiorando fino al crollo totale rappresentato con evidenza dallo sgombero dell’Africa Settentrionale (maggio ’43).
Ma quanto grave sia stato il rischio corso dal nemico; quanto noi, per la stoccata inflitta ad Alessandria, si sia stati sul punto di cogliere la decisiva vittoria. È detto meglio di chiunque altro da colui che, dirigendo la condotta della guerra dell’altro lato, maggiormente lo avvertì: Churchill. In un discorso tenuto alla Camere dei Comuni riunita in sessione segreta il 23 aprile ’42, dopo maver annunciato la perdita dell’ Ark Royal, della Barham, del Repulse e del Prince of Wales, cosi continuava: “Un altro colpo mancino stava per esserci vibrato. All’alba del 19 dicembre, mezza dozzina di italiani che indossavano scafandri di forma insolita, furono catturati mentre nuotavano nel porto di Alessandria. Estreme precauzioni erano sempre state prese, in passato, contro i vari tipi di “uomini-siluro” o di sommergibili comandati da un solo uomo che avevano tentato di penetrare nei nostri porti. Non solo vi sono reti ed altri sbarramenti, ma cariche subacquee vengono ogni tanto fatte esplodere sulle rotte di sicurezza.



Ciò nonostante, questi uomini erano riusciti a penetrare nel porto. Quattro ore dopo si verificarono delle esplosioni nelle chiglie della Valiant e della Queen Elisabeth, provocate da bombe adesive applicate con straordinario coraggio e ingegnosità, il cui effetto fu di aprire delle larghe falle nelle carene delle due navi e di allagare parecchi compartimenti stagni, mettendo tali navi fuori combattimento per vari mesi”.
Una di queste sarà pronta in breve, l’altra è ancora nel bacino galleggiante ad Alessandria, e costituisce un costante richiamo per gli attacchi aerei del nemico.
Così. Anche nel Mediterraneo, noi non abbiamo più alcuna nave da battaglia : la Barham è stata affondata e ora tanto la Valiant quanto la Qeen Elisabeth sono state messe completamente fuori uso. Entrambe queste navi, essendo in bacino galleggiante, dall’alto sembrano in ottimo stato. Il nemico per molto tempo non seppe del successo del suo attacco [ i bollettini di guerra italiani sopra riportati smentiscono questa asserzione- Nota dell’A.] e soltanto ora io ritengo opportuno darne comunicazione alla Camera, in seduta segreta.
La flotta italiana possiede ancora quattro o cinque corazzate, già più volte riparate, della classe della nuova Littorio o di altre rimodernate… A difendere dal mare la valle del Nilo sono rimasti sommergibili e cacciatorpediniere con parecchi incrociatori e, naturalmente, le forze aeree delle basi litoranee. Per questa ragione è stato necessario trasferire una parte delle nostre portaerei e dei nostri aeroplani dalle coste meridionali ed orientali dell’Inghilterra alle spiagge del Nord Africa, dove occorrevano immediatamente.”



La decorazione dell’ordine militare di Savoia, che mi veniva conferita motu proprio dal Re in seguito alla missione di Alessandria, era accompagnata dalla seguente motivazione:

Comandante di sommergibile assegnato alla X Flottiglia Mas per operazioni con mezzi speciali d’assalto, dopo aver compiuto con successo tre audaci e difficili imprese, studiava preparava con tecnica perfetta e sagacia una quarta operazione per il forzamento di altra base nemica. Con il suo sommergibile si avvicinava unitissimo porto affrontando con fredda determinazione i rischi frapposti dalla difesa e dalla vigilanza del nemico per mettere i mezzi d’assalto nelle condizioni migliori per il forzamento della base nemica. Lanciava quindi mezzi d’assalto nell’azione che era coronata da brillante successo avendo portato al grave danneggiamento di due corazzate”








giovedì 13 novembre 2014

MARCIA DELLA GIOVINEZZA












Il 10 giugno 1940 Mussolini annuncia dal balcone di Palazzo Venezia l'entrata in guerra dell'Italia a fianco della Germania, contro Francia e Inghilterra. Le radio portano la voce del Duce nelle piazze, nelle case private, nelle officine, nelle campagne, mentre sventolano i tricolori. Il popolo dà il consenso ad una decisione impegnativa per il futuro e un duro destino.
I più entusiasti sono i Giovani che nello stesso giorno affollano i comandi federali del GIL, e chiedono di partire volontari per il fronte, questi giovani arrivano da tutte le parti d'Italia. Una manifestazione cosi massiccia e cosi carica era inaspettata e hanno messo a dura prova l'organizzazione delle istituzioni, poiché i volontari non avevano nessuna intenzione di tornare a casa; verranno allestiti bivacchi nelle palestre e nelle scuole dove possibile, oppure tende da campo.
Mussolini tiene un colloquio con il Ministero della Guerra che accetta a malincuore la proposta di costituire 24 battaglioni di GIOVANI FASCISTI come volontari della sola classe 1922.
in pochi giorni si arriva ad un n° di 24.000 unità circa raccogliendo i nati nel 22, 23, 24, e addirittura il 25, ragazzi giovani...giovanissimi che hanno abbandonato scuola, lavoro, famiglia, per compiere quello che ritengono il primo dovere da cittadino.

I 24 battaglioni sono divisi in 3 raggruppamenti I II III

  • I giovani Italia settentrionale 4 gruppi 2 battaglioni
  • II giovani del centro 3 gruppi 2 battaglioni
  • III giovani del sud 4 gruppi 2 battaglioni

I BATTAGLIONI :

 I TORINO
II MILANO
III VERCELLI 
IV BERGAMO
V CREMONA
VI GENOVA
VII LA SPEZIA
VIII FIRENZE 
IX ANCONA
X ROMA
XI VERONA
XII TRIESTE
XIII PADOVA
XIV MODENA
XV BOLOGNA
XVI FORLI'
XVII LIVORNO
XVIII PERUGIA
XIX L'AQUILA
XX NAPOLI
XXI SICILIA
XXII SARDEGNA
XXIII REGGIO CALABRIA
XXIV BARI


Ogni battaglione è diviso da 1000 giovani, 20 ufficiali, 50 sottufficiali.
L'armamento 1 moschetto modello 91 pugnale della GIL, il battaglione costituito da 12 fucili mitragliatori Breda 30, e 4 mitragliatrici FIAT o Breda.
Le uniformi sono 2 una grigioverde ed una di colore coloniale in tela, con pantaloni lunghi chiusi alla caviglia. Sulla bustina il fregio metallico della GIL con scudo, daga e fascio, mentre sulla giubba uno scudetto rosso e giallo con il nome del comando federale di appartenenza.
L'addestramento è lungo e meticoloso, i battaglioni si suddividono in: il primo e il secondo si raggruppano nella Riviera Ligure, mentre il terzo nel Litorale adriatico.
Ettore Muti dopo aver visto ed elogiato i Battaglioni per il carisma e la preparazione che avevano i giovani impartisce una marcia della giovinezza verso Padova, attraverso città e paesi d'Italia.



Cosi il 26 agosto 1940 inizia la "Marcia della Giovinezza". Il I. raggruppamento parte da Albissola e raggiunge Vicenza il 17 settembre; il II. da Arezzano arriva a Padova nello stesso giorno, mentre il III., partendo da Ancona il 3 settembre arriva a Padova il giorno 20.

Durante la marcia al passaggio dei giovani soldati nei paesi e nelle città suscita l'entusiasmo della popolazione, che li applaude con calore, e alcune madri con le lacrime commossa pensa al figlio che partecipa alla "sfilata".....
La marcia si completa con i tempi previsti e prestabiliti; tutti i volontari giungono a destinazione, tutti a non vogliono mancare alla prova. Padova accoglie tutti ragazzi nell'area fiera, la massa era in preparazione e in grande agitazione per la visita del Duce prevista per il 10 di ottobre. Nel frattempo i ragazzi continuarono con le esercitazioni, prove di sfilata a passo romano, pulizia delle armi, e della divisa.


Alle ore 10 del 10 di ottobre 1940 Mussolini passa in rassegna ai Battaglioni (ne mancarono 3 all'appello Ancona, Livorno, e Verona per altri impegni).
L'emozione e l'ansia dei ragazzi è enorme, incontenibile, sentirsi confermare dal loro Duce il "permesso" di partecipare alla guerra di andare al fronte, sentirsi parte della Patria, ma questa emozione non si nota nei volti dei ragazzi, anzi sembrano sereni, pur consapevoli della grave responsabilità che vanno ad assumersi.

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La sfilata si snoda lungo Corso del Popolo, davanti a Mussolini, Muti e altre personalità del Governo del Partito, e dell'Esercito, ci sono anche alcune rappresentanze straniere amiche, i ragazzi tedeschi della Hitlerjugend, poi spagnoli, bulgari, i romeni e ungheresi tutti applauditi dalla gente.
Anche Mussolini è ammirato dalla sincronia dei movimenti dei reparti della baldanza fisica dei ragazzi soldati, dalla determinazione che è nei loro volti e sorride compiaciuto di quella gioventù, che è in tutto degna della fierezza del popolo italiano.

L'euforia dei ragazzi però termina di li a poco per un comunicato che firmato dal Generale Zoppi fondatore dei reparti Arditi della Grande guerra, scritto sul "Popolo d'Italia che diceva: "...i ragazzi volontari facciano tesoro dell'esperienza vissuta a fianco dei fratelli maggiori, per essere pronti, un domani ad essere veri soldati.
Questa notizia è come una doccia fredda e ci si domanda che senso abbiano quelle parole....i ragazzi  sono presi da uno sconforto iniziale e poi le teste più calde si scatenano in tafferugli e anche con azioni incivili....





Il 19 di ottobre giunge, una notizia rassicurante: una circolare firmata dal Ministero di Guerra viene decisa l'assegnazione dei Battaglioni preliminari a disposizione delle Divisioni operanti. 9 Battaglioni dell'Armata "Po", 8 alla 2 Armata  e i restanti 8 alle truppe d'Albania.
Si parte così per gli alloggiamenti e raggiungono Bari, punto di imbarco per i Balcani. In Albania i ragazzi dovranno terminare l'addestramento e perfezionare le tecniche utili un combattimento.
Ma i vizi italici sono antichi e il 13 novembre viene letto ai Battaglioni un telegramma firmato da Adelchi Serena della segreteria del PNF con scritte le seguenti parole: "...Duce habet disposto che i componenti dei Battaglioni GIL dopo felice esperimento addestrativo compiuto in questi ultimi mesi siano messi in congedo per dare modo at giovani dedicarsi a studio e lavoro durante prossima stagione invernale alt. Qualora vi siano giovani che abbiano compiuto 19 anni et manifestino appartenere ai due battaglioni speciali invito codesto Comando ad inviarmi elenco nominativo entro 48 ore alt primo e terzo provvedano anche Battaglioni già dislocati nuove sedi Serena".
Un secondo telegramma abbassa a 18 anni l'età minima per il reclutamento nei 2 battaglioni speciali.

La comunicazione improvvisa ed inattesa provoca uno sbigottimento generale, poiché nessuno riesce a capacitarsi delle ragioni, che motivino un rifiuto cosi insensato. Oltre all'incapacità di valutare la grande forza che lo spirito volontaristico di tanti giovani generosi rappresentava, l'incertezza in termini operativi regnava sovrana una sorta di gelosia e di "paura di fare brutta figura" mandando dei giovani a combattere con l'esercito di soldati all'interno del Partito. Così si ordinò a 24.000 giovani volontari, già amalgamati, fisicamente provati e militarmente addestrati, di spogliarsi della divisa e di tornare a casa.

Ma non se ne andarono subito e pacificamente; s'ebbero tumulti e manifestazioni di sdegno, di rifiuto, tanto che interi reparti o gruppi di volontari con i loro ufficiali, decisero di non sciogliersi, altri isolati so sfociarono in atti di vandalismo..
Un estremo tentativo di sbloccare la situazione critica  è dato dal tentativo del Comandante della compagnia Forlì con una lettera mandata a Mussolini suo vecchio amico.
L'unico segno d'interessamento è offerto dai Vice Comandanti della GIL, Bonamici e Sellani, che danno a disposizione affinché vengano arruolati giovani per costituire 3 battaglioni Speciali, anziché 2 come deciso in precedenza. Così si procede alla selezione dei ragazzi tenendo presente la situazione familiare, e le singole posizioni personali, mentre se non si raggiungeva l'età minima si veniva esclusi senz' appello.




Alla fine i ragazzi sono 2000, classe 1922 (almeno cosi si crede). Ai 22.000 smobilitati il comando Generale della GIL rilascia un attestato, una medaglia commemorativa, ed un congedo tipo militare, considerate scartoffie per i  volontari decisi ad andare al fronte. Quelli che hanno appartenuto al I. ed il II Regimento, avendo fatto periodo di addestramento in Riviera Ligure, saranno autorizzati a fregiarsi del nastrino di appartenenza alla 15ma Armata, come stabilito dal Ministero della Guerra (concessione mai avvenuta). Dal 26 al 30 novembre, i ragazzi "rifiutati" vivono l'ultima e malinconica pagina della loro avventura, facendo ritorno alle case con il cuore gonfio di rabbia.





Bibliografia:Il reggimento "giovani fascisti" nella campagna dell' Africa settentrionale 1940-1943 "Antonio Cioci"










mercoledì 5 novembre 2014

La scelta dell’Onore


La scelta dell’Onore



All’8 settembre, al comunicato di Badoglio, piansi. Piansi e non ho mai più pianto. E adesso, oggi, domani potranno esserci i comunisti potranno mandarmi in Siberia, potranno fucilare la metà degli italiani, non piangerò più. Perché quello che c’era da soffrire per ciò che l’Italia avrebbe vissuto come suo avvenire, io l’ho sofferto allora. Quel giorno io ho visto il dramma che cominciava per questa nostra disgraziata nazione che non aveva più amici, non aveva più alleati, non aveva più l’onore ed era additata al disprezzo di tutto il mondo per essere incapace di battersi anche nella situazione avversa.
Così, l’esperienza per me più interessante ed importante dal punto di vista politico, formativo e dell’esistenza è stata quella successiva all’8 settembre.
Prima era piuttosto semplice. Si trattava di compiere il proprio dovere senza scelte personali. Non c’erano problemi. L’8 settembre ci ha messo di fronte a molti dilemmi, a esami di coscienza, alle responsabilità da prendersi verso noi stessi, verso le istituzioni alle quali appartenevamo, per me la Marina, e verso gli uomini che da noi dipendevano. Quindi, da quel momento, hanno cominciato a pesare fattori di ordine spirituale e politico.
Tutto il periodo della RSI è stato particolarissimo anche per il tipo di umanità che è affluita sotto le armi in quella fase. I volontari si spogliavano di ogni interesse terreno ed erano animati esclusivamente dall’impegno di conseguire un risultato puramente spirituale. Essi volevano mettere in luce lo spirito di combattività dell’italiano che non si rassegnava ad un armistizio giudicato obbrobrioso, ma intendeva far vedere di saper morire combattendo contro il nemico.
Naturalmente, tra i volontari c’erano tutte le sfumature politiche. C’era il fascista fanatico, che pensava che fosse suo dovere ritrovarsi dalla parte di Mussolini. E c’era il giovane
politicamente freddo, che però pensava di dover continuare a combattere accanto a degli alleati da un giorno all’altro traditi. Anch’io in quei giorni del settembre 1943, fui chiamato ad una scelta.
E decisi la mia scelta. No, non me ne sono mai pentito. Anzi, quella scelta segna nella mia vita il punto culminante, del quale vado più fiero. E nel momento della scelta, ho deciso di giocare la partita più difficile, la più dura, la più ingrata. La partita che non mi avrebbe aperto nessuna strada ai valori materiali, terreni, ma mi avrebbe dato un carattere di spiritualità e di pulizia morale al quale nessuna altra strada avrebbe potuto darmi.
In ogni guerra, la questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere; ma di come si vince, di come si perde, di come si vive, di come si muore.
Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa e il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo.

Junio Valerio Borghese



Se ho sbagliato con la mia decisione dell’8 settembre sono qui per pagare, anche con la vita, che non è la prima volta che metto a disposizione della Patria, ma chiedo che esca da questo processo la gloria della Decima MAS.

Junio Valerio Borghese








ESTRATTO MATRICOLARE DEL CAPITANO DI FREGATA BORGHESE
JUNIO VALERIO SCIPIONE ALFREDO DI LIVIO (DEI PRINCIPI) E DI
KEUN VALERIA, NATO IL 6 GIUGNO 1906 A ROMA





SERVIZI E PROMOZIONI



Allievo della Regia Accademia Navale (Corso Ufficiali di Vascello) dal 25 ottobre 1922
per Decreto Ministeriale 15 novembre 1922

Aspirante Guardiamarina il 1° novembre 1927

Guardiamarina nello Stato Maggiore Generale della Regia Marina con riserva di anzianità
e con anzianità di grado 1° luglio 1928 con Regio Decreto 28 giugno 1928 (Registrato alla
Corte dei Conti il 3 agosto 1928 Registro 1 Marina Foglio 388)

Sottotenente di Vascello con riserva di anzianità e con anzianità di grado 1° luglio 1929
con Regio Decreto 26 luglio 1929 (Registrato alla Corte dei Conti il 4 novembre 1929
Registro 3 Marina Foglio 457)

Tenente di Vascello con riserva di anzianità e con anzianità di grado 1° luglio 1933 con
Regio Decreto 13 luglio 1933 (Registrato alla Corte dei Conti il 29 settembre 1933 Registro
42 Marina Foglio 38)

Capitano di Corvetta con riserva di anzianità e con anzianità di grado 13 agosto 1940
con Regio Decreto 5 settembre 1940 (Registrato alla Corte dei Conti il 21 dicembre 1940
Registro 17 Marina Foglio 192)

Capitano di Fregata per merito di guerra con riserva di anzianità e con anzianità di grado 20
settembre 1941 temporaneamente in soprannumero con Regio Decreto 29 novembre 1941
(Registrato alla Corte dei Conti il 31 agosto 1942 Registro 11 Marina Foglio 25)

Con ordine del giorno in data 18 giugno 1944 il Sottosegretario di Stato gli ha concesso le
funzioni del grado superiore a decorrere dall’8 febbraio 1944 (Foglio 73691 del 24 giugno
1944) – Repubblica Sociale Italiana

Sospeso dall’impiego a tempo indeterminato in attesa di procedimento penale a decorrere
dal 14 settembre 1944 per Decreto Luogotenenziale in data 14 settembre 1944

Incorso nella perdita del grado per cancellazione dai ruoli degli Ufficiali della Regia
Marina in applicazione dell’articolo 1 del Decreto Legislativo Luogotenenziale in data 26
8 aprile 1945 n. 294 per Decreto Luogotenenziale in data 21 giugno 1945 (Registrato alla
Corte dei Conti il 13 giugno 1946 Registro 77 Marina Foglio 264)

In congedo il 21 giugno 1945

Reinserito, in seguito alla perdita del grado, nei ruoli del C.E.M.M. della sua classe e
contemporaneamente trasferito al Distretto Militare di Roma con matricola 12739 Esercito
Italiano (Foglio n. 3391332/28126 del 9 maggio 1951 di Marinequip - Roma)

Deceduto a Cadice (Spagna) in data 26 agosto 1974






CAMPAGNE DI GUERRA, COMBATTIMENTI, FERITE, AZIONI DI MERITO,
DECORAZIONI , INCARICHI, MISSIONI SPECIALI

Destinazioni a terra alla Regia Accademia Navale di Livorno:
dal 4 dicembre 1924 all’8 luglio 1925
dal 21 ottobre 1925 al 4 luglio 1926
dal 16 ottobre 1926 al 1° luglio 1928

Ascritto al Comando in Capo del Dipartimento Marittimo Alto Tirreno di La Spezia per
disposizione Ministeriale 8 luglio 1928

Ha prestato giuramento presso il Comando della Regia Nave “Trento” il 21 agosto 1928

Destinato alla Regia Accademia Navale per eseguirvi il Corso Superiore dal 6 novembre
1930 al 15 luglio 1931

Ha contratto matrimonio con la Signorina Olsoufieff Daria il 30 settembre 1931 previo
Regio Assentimento in data 24 luglio 1931

Destinato alle Scuole C.R.E.M. di Pola dal 26 agosto 1931 al 5 giugno 1932

Destinato alla Commissione Permanente E.M.G. per tirocinio T dal 27 ottobre 1933 al 14
marzo 1934

Tirocinio per palombari grandi profondità dal 15 marzo 1934 al 2 giugno 1934

Concessogli il brevetto di idoneità al servizio T di bordo (siluri) previsto dal Regio Decreto
5 maggio 1921 n. 629 (Foglio Ordini 15 maggio 1934)

Mobilitato per esigenze di carattere eccezionale ai sensi e per gli effetti dei Regi Decreti 11
giugno 1936 n. 1807 e 24 settembre 1936 n. 1846 dal 7 novembre 1935 al 31 luglio 1936

MEDAGLIA DI BRONZO AL VALORE MILITARE
Regio Decreto 8 aprile 1939

Ha diritto al computo di una Campagna della Guerra di Spagna 1936 – 1939

MEDAGLIA D’ORO AL VALORE MILITARE
Regio Decreto 2 gennaio 1941 (Foglio n. B/11859 in data 10.9.1941 del Ministero Marina
Gabinetto)



CAVALIERE DELL’ORDINE MILITARE DI SAVOIA
Sovrano Motu Proprio 2 marzo 1942

Concessagli dal Comando Supremo delle Forze Armate Germaniche la Croce di Ferro di
2^ Classe (Foglio B/33011 del 25 luglio 1942 Ministero Marina Gabinetto)

Ha presto giuramento alla R.S.I. presso il Sottosegretariato di Stato il 10 gennaio 1944

Il Tribunale Supremo Militare con sentenza emessa in data 23 novembre 1959 ha esteso gli
effetti della riabilitazione concessa dalla Corte di Appello di Roma in data 4 dicembre 1958
alle pene accessorie militari e ad ogni effetto penale militare della condanna riportata con
sentenza della Corte di Assise Speciale di Roma in data 17 febbraio1949 (Foglio n. 6455 in
data 18 dicembre 1959 del Tribunale Supremo Militare).

La Corte di Assise Speciale di Roma con sentenza in data 17 febbraio 1949, confermata
dalla Corte di Cassazione in data 10 settembre 1950, ha condannato il BORGHESE alla pena
di anni 12 di reclusione (condonati anni 9) in ordine al reato di “collaborazione militare”
(escluso il reato di omicidio) con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici (Foglio D/3148

del 6 ottobre 1995 di Maripers 2 Divisione)


Bibliogafia:  Il memoriale.. Associazione X mas Mario Bordogna Fabio Castellani 

martedì 4 novembre 2014