giovedì 20 novembre 2014

L' IMPRESA di ALESSANDRIA 19 dicembre 1941










Il bollettino di guerra n°585 del 8 gennaio ’42 riportava l’esito della missione con la seguente frase: “Nella notte del 18 dicembre, mezzi d’assalto della R, Marina, penetrati nel porto di Alessandria, attaccarono due navi da battaglia inglesi ivi ormeggiate. Ora soltanto si è avuto conferma che una nave da battaglia della classe Valiant rimase gravemente danneggiata e fu immessa in bacino dove trovasi tuttora.
Il successivo bollettino n° 586 del 9 gennaio così completava la notizia.
Nell’azione svolta da mezzi d’assalto della R. Marina nel porto di Alessandria, annunciata dal bollettino di ieri, è risultato per ulteriori precisi accertamenti che, oltre alla Valiant, fu danneggiata anche una seconda nave da battaglia del tipo Barham.”.
In tali modesti termini era annunciata una vittoria navale che non ha paragone con nessun’altra ottenuta durante la guerra, per la perfezione dell’esecuzione e per i suoi risultati strategici. Al prezzo di sei prigionieri, erano state affondate, oltre ad una grossa petroliera, due corazzate da 32.000 tonn., le ultime di cui gli inglesi disponessero nel Mediterraneo. Squarciate dall’esplosivo che gli arditi della Decima Flottiglia Mas avevano applicato di persona sotto alle loro carene, esse furono più tardi, con grande dispendio di energia e mezzi, ricuperate, rabberciate alla meglio e poi avviate in tranquilli arsenali lontani per essere riattate: ma non prestarono più alcun utile servizio in guerra e subito dopo la cessazione delle ostilità dovettero essere inviate alla demolizione.










La perdita della Valiant e della Qeen Elizabet, seguita a quelle dell’ Ark Royal e della Barham in Mediterraneo e quasi contemporanea alla distruzione del Repulse e della nuovissima Prince of Wales in Indonesia per opera degli aviatori giapponesi, (1)(10 dicembre 1941)… creò una crisi gravissima alla Marina inglese, superata molto tempo dopo e solo per l’intervento degli aiuti dell’America.
La situazione strategica mediterranea si capovolse: per la prima (e l’ultima) volta nel corso della guerra la Marina italiana si trovò in schiacciante superiorità, conseguendo il potere marittimo nel Mediterraneo; potè pertanto riprendere, praticamente indisturbata, il rifornimento dei suoi eserciti d’oltremare e compiere il trasporto in Libia dell’AFRIKA KORPS tedesco, il che permise di battere, alcuni mesi dopo, l’esercito inglese, ricacciandolo della Cirenaica.
E meglio si sarebbe potuto fare: la nostra superiorità navale in quel periodo fu tale, da permetere alle nostre forze armate di compiere un attacco diretto contro il perno della guerra mediterranea ( e forse non solo mediterranea) : Malta. Un corpo da sbarco trasportato da un convoglio protetto dall’intera flotta italiana, con le nostre corazzate contro nessuna degli inglesi, avrebbe eliminato quell’ostacolo nel cuore del Mediterraneo che tanto danno ci aveva procurato, e tantissimo ce ne doveva ancora infliggere. Si sarebbero così superate le difficoltà in cui da mesi si dibatteva la Marina per rifornire il nostro esercito d’Africa.
Data la sproporzione delle forze navali, l’operazione sarebbe certo riuscita, sia pure con perdite notevoli. Eliminata così la spina dal fianco delle nostre vie di comunicazione attraverso il Mediterraneo, l’occupazione dello Egitto non era più che una questione di tempo, con le incalcolabili conseguenze che tale avvenimento avrebbe prodotto.
La responsabilità di questa occasione mancata ricade, a mio parere, sullo Stato Maggiore Generale italiano, e più ancora sul Quartiere Generale tedesco che, negandoci la nafta e gli aerei necessari, “dimostrò ancora una volta la sua sottovalutazione del potere marittimo nella condotta generale della guerra ed in particolare dell’importanza del Mediterraneo nel quadro generale di tutto il conflitto” 1( Dalla relazione dell’ammiraglio Weichol, ufficiale tedesco di collegamento presso Supermarina, presentata dopo la guerra agli angloamericani.).




La grande vittoria di Alessandria fu quindi solo parzialmente sfruttata : si lasciò tempo al nemico di far affluire in Mediterraneo rinforzi navali ed aerei, tanto che qualche mese dopo la situazione era nuovamente capovolta a nostro svantaggio; e andò sempre peggiorando fino al crollo totale rappresentato con evidenza dallo sgombero dell’Africa Settentrionale (maggio ’43).
Ma quanto grave sia stato il rischio corso dal nemico; quanto noi, per la stoccata inflitta ad Alessandria, si sia stati sul punto di cogliere la decisiva vittoria. È detto meglio di chiunque altro da colui che, dirigendo la condotta della guerra dell’altro lato, maggiormente lo avvertì: Churchill. In un discorso tenuto alla Camere dei Comuni riunita in sessione segreta il 23 aprile ’42, dopo maver annunciato la perdita dell’ Ark Royal, della Barham, del Repulse e del Prince of Wales, cosi continuava: “Un altro colpo mancino stava per esserci vibrato. All’alba del 19 dicembre, mezza dozzina di italiani che indossavano scafandri di forma insolita, furono catturati mentre nuotavano nel porto di Alessandria. Estreme precauzioni erano sempre state prese, in passato, contro i vari tipi di “uomini-siluro” o di sommergibili comandati da un solo uomo che avevano tentato di penetrare nei nostri porti. Non solo vi sono reti ed altri sbarramenti, ma cariche subacquee vengono ogni tanto fatte esplodere sulle rotte di sicurezza.



Ciò nonostante, questi uomini erano riusciti a penetrare nel porto. Quattro ore dopo si verificarono delle esplosioni nelle chiglie della Valiant e della Queen Elisabeth, provocate da bombe adesive applicate con straordinario coraggio e ingegnosità, il cui effetto fu di aprire delle larghe falle nelle carene delle due navi e di allagare parecchi compartimenti stagni, mettendo tali navi fuori combattimento per vari mesi”.
Una di queste sarà pronta in breve, l’altra è ancora nel bacino galleggiante ad Alessandria, e costituisce un costante richiamo per gli attacchi aerei del nemico.
Così. Anche nel Mediterraneo, noi non abbiamo più alcuna nave da battaglia : la Barham è stata affondata e ora tanto la Valiant quanto la Qeen Elisabeth sono state messe completamente fuori uso. Entrambe queste navi, essendo in bacino galleggiante, dall’alto sembrano in ottimo stato. Il nemico per molto tempo non seppe del successo del suo attacco [ i bollettini di guerra italiani sopra riportati smentiscono questa asserzione- Nota dell’A.] e soltanto ora io ritengo opportuno darne comunicazione alla Camera, in seduta segreta.
La flotta italiana possiede ancora quattro o cinque corazzate, già più volte riparate, della classe della nuova Littorio o di altre rimodernate… A difendere dal mare la valle del Nilo sono rimasti sommergibili e cacciatorpediniere con parecchi incrociatori e, naturalmente, le forze aeree delle basi litoranee. Per questa ragione è stato necessario trasferire una parte delle nostre portaerei e dei nostri aeroplani dalle coste meridionali ed orientali dell’Inghilterra alle spiagge del Nord Africa, dove occorrevano immediatamente.”



La decorazione dell’ordine militare di Savoia, che mi veniva conferita motu proprio dal Re in seguito alla missione di Alessandria, era accompagnata dalla seguente motivazione:

Comandante di sommergibile assegnato alla X Flottiglia Mas per operazioni con mezzi speciali d’assalto, dopo aver compiuto con successo tre audaci e difficili imprese, studiava preparava con tecnica perfetta e sagacia una quarta operazione per il forzamento di altra base nemica. Con il suo sommergibile si avvicinava unitissimo porto affrontando con fredda determinazione i rischi frapposti dalla difesa e dalla vigilanza del nemico per mettere i mezzi d’assalto nelle condizioni migliori per il forzamento della base nemica. Lanciava quindi mezzi d’assalto nell’azione che era coronata da brillante successo avendo portato al grave danneggiamento di due corazzate”








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